13 giugno 2006

Militanza

Cari amici tabardiani,
mi interessa mettere sul piatto della discussione il concetto di militanza (culturale, nel nostro caso).
Vorrei sapere come ognuno di voi (noi) intende questo concetto.
Voglio dire, esistono tante militanze culturali (dal Dante del Convivio al Valla della Falsa Donazione di Costantino, dai nostri illuministi a Cattaneo, dal Leopardi del Discorso sopra i costumi degli italiani a Pasolini, Calvino, Sanguineti...).
Quale l'atteggiamento sotteso ad ognuna di queste diverse parzialità? O meglio, intendo quale è, o pensiamo dovrebbe essere, il nostro?
Quale pensiamo che dovrebbe essere il rapporto tra teoria e azione? Deve esserci un primato di una delle due o devono procedere assieme?
A me piacerebbe che ognuno degli articoli pubblicati su Tabard avesse una ricaduta, un precipitato, nel dibattito cittadino sulla cultura. Dico cittadino per stare basso (pensare globale e agire locale) ma mi piacerebbe dire nazionale. Gli articoli di architettura e di urbanistica, ad esempio: non vi sembra che questo patrimonio di idee debba entrare nel sangue della città dove quell'autore è stato educato? E in che modo?
Se è vero, come sembra sia vero, che la maggior beneficiaria del pensiero di Marx sia stata la borghesia, propongo (lo ammetto, un po' provocatoriamente) che il nostro modello di militanza sia Enea Silvio Piccolomini (alias papa Pio II, 1458-1464), umanista che usò la cultura per rifondare l'elegia latina (livello micro), fondare e plasmare città (vd. Pienza) (livello umano) e progettare crociate contro gli infedeli (livello macro). È possibile concepire una cultura che si proponga di dar da mangiare e crescere bene bambini africani (Lorenzo in Kenya), che insieme segua il dibattito sul postmoderno (Bologna), che ragioni su concetti, su figure retoriche, che si scanni su parole ed edizioni critiche per poi venire incontro ai bisogni di una collettività? Voglio dire, non culture diverse, ma la stessa cultura, un'unica grande idea di cultura (che non sia un assoluto ovviamente, ma una predisposizione, un atteggiamento, una volontà)?

Andrea

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10 giugno 2006

Intenti inaugurali

La rivista Tabard è nata con l'intento di sviluppare una critica costante della realtà nel suo complesso (dalle manifestazioni artistiche alla politica, dalla filosofia alla scienza) partendo da una posizione relativista ed eterodossa. Alla base di questo progetto c'è il rifiuto categorico di ogni forma di assolutizzazione, che comprende e tiene sempre presente anche il rischio di una paradossale "assolutizzazione del relativo". Tabard intende dunque esprimere il proprio concetto di militanza in una continua condizione di analisi, di studio, di critica e di relazione con il reale.

Con l'apertura di questo blog intendiamo poi rispondere ad una precisa necessità: creare uno spazio libero di discussione, al cui interno sia possibile accogliere i contributi non solo di quanti hanno finora costituito il gruppo che ha dato vita alla rivista, ma anche e soprattutto di tutti gli interessati che sono venuti in contatto con Tabard attraverso il supporto cartaceo o tramite internet. Per questo motivo invitiamo tutti coloro che abbiano voglia di condividere le proprie riflessioni a intervenire sul blog o ad inviare materiale all'indirizzo di posta elettronica redazione@rivistatabard.it. Lo strumento del blog rimarrà comunque in costante relazione con la rivista e con il suo sito, che invitiamo a visitare per rimanere aggiornati sul lavoro editoriale della nostra redazione.

Il rifiuto di ogni assolutizzazione e il progresso intellettuale passano anche, e soprattutto, per un continuo lavoro di confronto. Aspettiamo dunque con ansia i vostri contributi e le vostre riflessioni, ai quali non poniamo alcun limite di lunghezza, di appartenenza tematica, di forma o di struttura, sperando vivamente che le risposte a questo invito possano essere numerose.

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