25 giugno 2007

Tre cose #5

* Il Disinformatico segnala una cosa interessante che vi riporto. Si tratta di un bel record. Sul sito Haltadefinizione (sponsorizzato da DeAgostini e Nikon) è possibile consultare l'immagine con la più alta definizione grafica: 9,9 GIGAPIXEL (cioè circa 10 miliardi di pixel per pollice)! Si tratta di un collage di quasi 1200 foto della Gloria di Sant'Ignazio di Andrea Pozzo (1685) affrescato sulla volta della chiesa di Sant'Ignazio a Roma (quella del famoso trompe l'oeil dello stesso Pozzo, la finta cupola). L'immagine è ovviamente zoomabile fino a livelli di dettaglio prima impensabili e spalanca entusiasmanti prospettive allo studio dell'arte, alla digitalizzazione delle opere e alla loro diffusione (che ne direbbe Benjamin?).

* Leggo sul n° 603 de Les Inrockuptibles un appello in favore di McSweeney's. Si tratta della casa editrice fondata nel 1998 da Dave Eggers (l'autore, per capirci, dell'imperdibile L'opera struggente di un formidabile genio, mirabile e divertentissimo esempio di romanzo postmoderno nonché geniale smontamento dell'apparato metaletterario ed editoriale; ne scrisse bene un amico, qui. Un ritratto dell'opera e dell'autore anche su Wittgenstein). McSweeney's distribuisce libri e musica oltre ad un mensile specializzato, The Believer. Consegna ai suoi autori il 100% dei guadagni e stampa in Islanda. Fino ad oggi ha pubblicato tra gli altri i dischi di David Byrne, le sceneggiature di Nick Hornby, Stephen King, e ha tradotto Houllebecq per gli Stati Uniti. Si tratta insomma di una delle pochissime case editrici americane indipendenti che ha portato una vera ventata d'aria fresca nella scena artistica della West Coast. Per porre rimedio alle carenti sovvenzioni statali e soprattutto a un deficit di 130mila $ McSweeney's ha lanciato una serie di offerte: -5% sugli abbonamenti, -30% sulle novità e -50% su tutti gli altri titoli. Sarebbe un bene se chi fra di noi legge l'inglese (o ha amici che lo leggono e a cui deve un regalo) facesse un giro sul loro sito e, come suggeriscono loro stessi, ordinasse "dei libri per voi, i vostri amici, Barack Obama".

* Nel 1988, Gilles Deleuze rilasciò un'eccezionale intervista all'amica Claire Parnet alla condizione di diffonderla solo dopo la sua morte (avvenuta nel 1995). Il titolo è Abécédaire e tratta, durante più di tre ore, di ogni sorta d'argomento, dalla A di Animale alla Z di Zigzag, passando per Idea o Tennis. Il blog Rue89 ha ottenuto il permesso dalle edizioni Montparnasse di pubblicare un estratto del DVD, quello in cui Deleuze spiega cosa secondo lui sia essere di Sinistra. In questi ultimi tempi di crisi delle identità politiche (su entrambi i versanti delle Alpi), credo che questo breve documento possa tornare utile.
Qui il video, di seguito una mia rapida traduzione:

DELEUZE: Se mi si dicesse: "come definire l'essere di sinistra?" o "come definire la sinistra?" risponderei in due maniere. Ci sono due modi.
Innanzitutto è una questione di percezione. Non essere di sinistra, cos'è? Non essere di sinistra è un po' come un indirizzo postale: partire da sé, la via dove si abita, la città, il paese, gli altri paesi, via sempre più lontano. Si comincia da sé e, nella misura in cui si è dei privilegiati e si vive in un paese ricco, ci si domanda: "come fare perché la situazione duri?". Sentiamo che ci sono dei pericoli, che tutto ciò non durerà, che è troppo demente. Ma come fare perché ciò duri. Ci diciamo: i cinesi, sono lontani, ma come fare perché l'Europa duri, ecc. Essere di sinistra è l'opposto. È percepire... si dice che i giapponesi non percepiscono come noi. Loro percepiscono prima la circonferenza. Allora loro diranno: il mondo, l'Europa, la Francia, rue de Bizerte, io. È un fenomeno di percezione. Percepiamo prima l'orizzonte, percepiamo all'orizzonte.

INTERVISTATRICE: Non sono poi così di sinistra i giapponesi...

DELEUZE: Non vuol dire. Su questo punto sono di sinistra. Nel senso dell'indirizzo postale, sono a sinistra. Dunque, tu vedi all'orizzonte. E sai che non può durare, che non è possibile. Miliardi di gente che muore di fame. Può durare ancora cent'anni, non lo so, ma non bisogna esagerare con questa ingiustizia assoluta. Non è in nome della morale: è in nome della stessa percezione. Se cominciamo dal fondo, da questi (incomprensibile), per sapere dunque e, in una certa maniera, augurarsi e considerare che sono lì i problemi da risolvere. E non è dire semplicemente: "bisogna diminuire la natalità" perché questa è una maniera per mantenere i privilegi dell'Europa. Non è questo. È veramente trovare delle soluzioni, le istituzioni mondiali che faranno... In effetti, essere di sinistra, è sapere che i problemi del terzo mondo sono più vicini a noi che quelli del nostro quartiere. È veramente una questione di percezione. Non è una questiona di buon anima! È questo, innanzitutto, essere di sinistra per me.

Paolo

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4 Commenti:

Alle 6/26/2007 12:44:00 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

Avevo visto un estratto dell'intervista a Deleuze qualche tempo fa a Bologna al dipartimento di filosofia (mi sembra fosse gennaio). Dopo la proiezione della sezione R come Resistenza dell'Abécédaire tenne un'interessante conferenza Toni Negri, che probabilmente intervisteremo nel prossimo numero di Tabard. Nel corso del suo intervento, per quello che ricordo, Negri polemizzò in maniera abbastanza netta contro il "vitalismo" di Deleuze, sfociando poi in una difesa di un atteggiamento più ortodosso ed arrivando quasi alla riproposizione di alcuni presupposti vetero-marxisti. Ora, è vero che i ricordi sono molto sbiaditi, ma la cosa mi lascia tuttora perplesso.

 
Alle 6/26/2007 12:50:00 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

Ah, tra l'altro, se proprio dovete fare un regalo a qualcuno per finanziare McSweeney's, vi ricordo che oggi è il mio compleanno (oltre a pochi Tabardiani se n'è ricordata solo Giulia qui, uuuhmm). Paolo, ma guarda come cade a fagiuolo il tuo post!

 
Alle 6/26/2007 01:09:00 PM , Blogger Unknown ha detto...

«Non è in nome della morale: è in nome della stessa percezione» è una delle cose più belle che abbia mai letto sulle motivazioni e sull'essenza -sì, "l'essenza"- della sinistritudine -a me suona poi tanto simile all'invito di Wittgenstein a guardare prima di pensare.

Non conosco molto Deleuze, e a volte minchioneggia forse un po' troppo per i miei gusti banalotti, ma viva il suo vitalismo rispetto al vetero marxismo neo-ortodosso di Toni Negri

gran bella segnalazione e traduzione Paolo

non sapevo che McSweeney's fosse in difficoltà, avevo pensato più volte di abbonarmi a The Believer... mo ci faccio un pensiero, un sopra-pensiero ed un sogno e vedo se ne esce fuori un desiderio sostanziato ed economicamente sostenuto (-ibile)

 
Alle 6/26/2007 04:31:00 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

sì in effetti l'elemento che più mia aveva colpito dell'intervento di Deleuze(che minchioneggia un po' anche qui) era proprio l'immagine dell'indirizzo postale, della prospettiva, "percepire prima all'orizzonte".
Mi piacerebbe poi avere un'opinione del Kobra sulla prima segnalazione: rileggeremo mai le parole del maestro delle transaminasi su queste pagine?

 

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