À la guerre!
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Insetto dei più inutili che esistano al mondo, particolarmente resistente e versatile, sorta di rivoluzionario ante litteram schierato contro le logiche della catena alimentare - chi cacchio la mangia la zanzara tigre? E poi, mettiamo caso un rettile o un anfibio qualsiasi, quante diavolo ne deve mangiare per saziarsi? - la zanzara tigre è in grado di molestarci con una costanza che ha dell'incredibile - senza considerare che con i cambiamenti climatici potrebbe arrivare a proliferare per 12 mesi all'anno (per non parlare poi del rischio di diffusione di malattie tropicali finora inesistenti da noi come la febbre gialla e la dengue).
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Ma quale poteva essere il punto su cui andare a battere per ovviare all'intorpidimento generalizzato e all'assenza di una cittadinanza critica (come nella migliore tradizione delle genti emiliane di una volta)? Dopo lunghi scervellamenti e innumerevoli brainstorming la risposta è venuta finalmente alla luce. In una città che a livello nazionale risulta al terzo posto per reddito pro capite - ma ci viene il dubbio che la media sia notevolmente sollevata da un'oligarchia, magari ampia, ma pur sempre un'oligarchia - non si poteva puntare che sul principio del profitto. Ne deriva che il flagello venuto dall'Asia rappresenti un problema non tanto o non solo per i tormenti fisici che procura, ma perché invade le nostre case di onesti lavoratori cibandosi delle nostre risorse e occupando abusivamente i nostri spazi vitali.
Nel lodare i premurosi artefici di una tale iniziativa pubblica, ci resta solo un rimpianto: peccato che una simile campagna d'odio non sia stata avviata anche contro gli scomodi invasori universitari, che magari investiranno anche ingenti somme di danaro per il sostentamento quotidiano e le onerose pigioni, ma le cui molestie al sabato sera restano una violazione imperdonabile perpetrata a danno della nostra civile cittadina.
Vittorio Martone
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