12 giugno 2007

À la guerre!

Com'è ragionevole che sia, tutti si vuole lo sterminio della zanzara tigre. Passatemi la terminologia bellicosa (con buona pace delle teorie sull'autoritarismo che sarebbe alimentato anche da tale forma di espressione), ma quella che è in corso è una battaglia, è il caso di dirlo, fino all'ultimo sangue!

Insetto dei più inutili che esistano al mondo, particolarmente resistente e versatile, sorta di rivoluzionario ante litteram schierato contro le logiche della catena alimentare - chi cacchio la mangia la zanzara tigre? E poi, mettiamo caso un rettile o un anfibio qualsiasi, quante diavolo ne deve mangiare per saziarsi? - la zanzara tigre è in grado di molestarci con una costanza che ha dell'incredibile - senza considerare che con i cambiamenti climatici potrebbe arrivare a proliferare per 12 mesi all'anno (per non parlare poi del rischio di diffusione di malattie tropicali finora inesistenti da noi come la febbre gialla e la dengue).

È per questo motivo che ci sentiamo di sottoscrivere appieno la campagna del Comune di Bologna contro l'indesiderato ospite delle nostre paradisiache città mediterranee. E affinché tutti si diventi «cittadini attivi», come recita lo slogan della detta missione, è giusto che il comune felsineo, grazie anche all'opera indefessa del suo Assessore alla Salute e Comunicazione Giuseppe Paruolo e al contributo dei suoi geniali esperti di marketing e pubblicità, ricorra a qualsiasi stimolo per incentivare i superficiali ed oziosi cittadini all'azione.

Ma quale poteva essere il punto su cui andare a battere per ovviare all'intorpidimento generalizzato e all'assenza di una cittadinanza critica (come nella migliore tradizione delle genti emiliane di una volta)? Dopo lunghi scervellamenti e innumerevoli brainstorming la risposta è venuta finalmente alla luce. In una città che a livello nazionale risulta al terzo posto per reddito pro capite - ma ci viene il dubbio che la media sia notevolmente sollevata da un'oligarchia, magari ampia, ma pur sempre un'oligarchia - non si poteva puntare che sul principio del profitto. Ne deriva che il flagello venuto dall'Asia rappresenti un problema non tanto o non solo per i tormenti fisici che procura, ma perché invade le nostre case di onesti lavoratori cibandosi delle nostre risorse e occupando abusivamente i nostri spazi vitali.

Nel lodare i premurosi artefici di una tale iniziativa pubblica, ci resta solo un rimpianto: peccato che una simile campagna d'odio non sia stata avviata anche contro gli scomodi invasori universitari, che magari investiranno anche ingenti somme di danaro per il sostentamento quotidiano e le onerose pigioni, ma le cui molestie al sabato sera restano una violazione imperdonabile perpetrata a danno della nostra civile cittadina.

Vittorio Martone

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