Quattro cose #2
* Una riflessione su (il) Crise, che potrà interessare soprattutto i compagni all'estero, partita da due scritti di Mancassola, uno dei quali, ospitato su Nazione Indiana, molto interessante e, per quel che mi riguarda, molto giusto.
* Ha destato molte polemiche un articolo di Saviano su Lipperatura. Molte le voci critiche, tra cui quella di Mimmo. Daria mi ha segnalato questo interessante intervento di Lello Voce su Absolute Poetry. Non condivido tutto neanche qui, ma sono d'accordo con l'impostazione della critica al post di Saviano.
* Mazzetta saluta la nascita di Fatti, un mensile gratuito bolognese che si presenta come un progetto aperto alla collaborazione dei lettori, soprattutto tramite la rete. Proprio il loro sito però, al momento non sembra all'altezza. Presentazione domani alle 19 presso "Fucktory", in via S. Carlo 23.
Paolo
Etichette: Rassegna Stanca
2 Commenti:
* sulla terza cosa: forse dovremmo concentrarci su questa discussione oscuritá/chiarezza, aleggia in molti blog. Francesco Forlani ha pubblicato su Nazioneindiana la traduzione di un brano di Céline su Rabelais (non so fare il link, scusate), uno dei commentatori si chiede se sia fisiologico per le lingue seguire la linea della scrittura “pulita” (Petrarca e non Boccaccio, Virgilio e non Petronio – e potremmo ancora dire, Calvino e non Gadda): forse deporre queste dicotomie farebbe bene, ma allo stesso tempo la questione é avvincente, anche posta in questi termini.
* sulla seconda: Paolo, il pezzo del Crise é proprio bello. Mi sembra molto acuta l´idea che la lingua di noi auto-esiliati per futili motivi risenta dell´assenza del parlato: io ho da mesi la sensazione che il mio italiano scritto si indurisca, si appesantisca, ne avevo incolpato la sintassi tedesca, non avevo pensato che gli mancasse la fluiditá della lingua parlata.
* Credo che le accuse alla scrittura oscura vertessero anche sul suo essere staccata dalla realtà, in che modo non si capisce bene. Come dice giustamente Achille, non c'è bisogno di parlare delle realtà per parlare della realtà. Forse in questo senso la coppia Calvino/Gadda è un po un'intrusa. (il link è questo)
* Sarà che io, sfortunatamente, ho avuto molto, troppo a che fare con italiani qui a Parigi, che il mio parlato non si è ammuffito. Quello che ho apprezzato dell'esilio è però comunque la possibilità che mi ha dato di guardare, o meglio, ascoltare, la mia lingua da fuori, da un altro punto d'ascolto. Di capirne tutta la natura profondamente lessicale, che le dona un'espressività unica, ma che le leva qualche possibilità sintattica interessante.
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