20 ottobre 2008

Dear Mr Berardinelli #2

Era il 5 febbraio quando noi di Tabard bacchettammo il noto critico Berardinelli per la sua avversione nei confronti del nostro amato Gyorgy (Lukács). Ecco cosa scriveva infatti sulle pagine di Reset: «Il punto è che se continuiamo a pensare a Lukács, allora è meglio che ci impicchiamo perché vuol dire che siamo indietro di mezzo secolo».

Con grande piacere ho potuto oggi constatare che il nostro, evidentemente colpito e amareggiato dalle nostre critiche (nonché dalle rimostranze del mondo accademico svizzero e dell'ambiente underground ticinese), deve aver passato gli ultimi mesi sui sostanziosi volumi del grande filosofo ungherese; si legga infatti l'articolo Il romanzo dev'essere "memorabile" apparso sul Corriere della Sera di oggi a firma di un redento Berardinelli:

«Ma se un romanzo non tende a una forma di "totalità" (irraggiungibile) non è un romanzo, è un racconto: magari annacquato e diluito come quelli che oggi gli editori ci vendono come romanzi. Non si tratta ovviamente né di quantità di pagine né di complessità della trama. Un romanzo nasce (se nasce) intorno all'invenzione di un personaggio e di una vicenda esemplare che gli somigli e lo riveli. La ricchezza delle connessioni "sociologiche" nasce da sé quando personaggio e vicenda sono un'invenzione tipica e memorabile. Quanti personaggi memorabili in cui riconoscersi ha inventato la narrativa italiana delgi ultimi decenni?»

Se non è una palinodia questa... (anche se sui concetti di totalità e biografia c'è ancora un po' di confusione... ma cosa pretendere di più da un volenteroso che ha passato una matta e disperatissima estate di studio sulla Teoria del romanzo e sui Saggi sul realismo?)

Achille

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