Dada (non) è morto. Viva Dada! (Forse!)
Una buona notizia in fondo al Manifesto di ieri, che non iniziava, peraltro, affatto bene, con la foto di un pestaggio e il titolo abbastanza esplicativo: "Parma letale"... La notizia buona viene dall'estero ed è vecchia di un secolo - il che, a questo punto, non sembra un caso:
Dada (non) è morto. Viva Dada! (Forse!)
Ovvero: il dadaismo svizzero è salvo, il Cabaret Voltaire non chiude. Il referendum voluto dalla destra del miliardario populista Cristoph Blocher e tenutosi domenica scorsa ha visto prevalere il fronte dei no, con un solido 65%.
Spiegelgasse nummer 1 rimane un feudo di libertà.
Tristan Tzara e compagni possono riposare in pace. Perché risorgeranno domani.
Dada, comunque, (non) è morto. Viva Dada, ma non ne sarei del tutto sicuro...
La difesa del luogo storico del dadaismo elvetico ed europeo coincide oggi con l'intenzione commerciale di farne un'attrazione turistica, specialmente, secondo lo scrittore ma-non-artista Stefan Zweifel, per i turisti giapponesi, e di utilizzarlo per eventi culturalmente imprescindibili come la mostra dedicata, in inverno, agli acquerelli di Marilyn Manson.
Luogo del postmoderno spinto e deteriore? Delle mostre da 4 soldi?
No, certamente non da 4 soldi. Dove gira gente come Manson girano molti più franchi svizzeri...
Eppoi altre iniziative sembrano smontare questa ipotesi: in tandem con il collettivo Agent Provocateur, il gruppo del Cabaret Voltaire ha dato scandalo diffondendo dal campanile della cattedrale il salmodiare preregistrato di un muezzin e ha messo in vendita su internet i luoghi simbolo della città: il quartier generale della banca Ubs è stato ceduto a un acquirente della rete a un prezzo di saldo: 200 franchi svizzeri.
Forse, si commenta sul Manifesto, anche il referendum è stata un'azione dadaista, con lo scopo di usare le istituzioni democratiche e le loro costruzioni mediatiche come casse di risonanza della loro stessa ottusità. O semplicemente come pubblicità, allo scopo di attirare più turisti dagli occhi a mandorla (e turisti italiani, anche, ormai, ad occhi sgranati).
Un'azione Pop.
Ecco, penso, con le prossime elezioni che si apra non una stagione dadaista, non una stagione postmoderna, ma almeno una stagione Pop a Bologna.
O si apra almeno un pop up!
Altrimenti chiude tutto.
Baracca e buratein.
Lorenzo Mari
Etichette: Rassegna Stanca
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