18 ottobre 2008

Né un simbolo, né il simbolo: di più!

Bobo, che non a caso in spagnolo è un aggettivo che indica “una qualità intellettuale decisamente non alta”, ha tirato il sasso e poi nascosto la mano. Non una novità, si dirà, in un governo che va avanti a colpi di Ddl – il vero nome del partito?!, forse davvero qualcuno ha fatto male a trascrivere Pdl, per troppa somiglianza con altre sigle... – scavalcando bellamente il parlamento, per poi obbligarlo a prendere decisioni frettolose e conformi, ma in questo caso si tratta di una trasgressione particolarmente pericolosa.

«Su Saviano sono stato frainteso» ha cercato di rimediare oggi il ministro Maroni. «Ho voluto fargli un favore, dirgli che lo Stato gli è vicino, che gli garantiamo il massimo livello di sicurezza ma anche affermare che non spetta solo a lui farsi carico della lotta alla criminalità».

Alla faccia del favore: la prima battuta era stata, per contro, assai biforcuta. «Al di là della risonanza mediatica e della vicenda personale di Saviano, la lotta alla criminalità la fanno ogni giorno polizia, magistratura, imprenditori, in prima linea magari senza gli onori delle cronache dei giornali. Non vorrei ridurre lo Stato a una personificazione. Gli garantiamo il massimo livello di protezione. Mi auguro che voglia rimanere in Italia. Non credo sia una buona idea andarsene. E dove, poi? Se la camorra vuole vendicarsi, lo fa, la vendetta camorristica non ha confini. Siamo al suo fianco».

Una conclusione da far gelare il sangue, a fronte di una decisione di espatriare presa, ci si può immaginare, con una certa accortezza e lungimiranza. Il resto è, mi spiace constatarlo, una riproposizione, magari in buona fede, magari da parte del leghista lombardo che guarda dall’alto in basso il Sud (mentre mafia e camorra fatturano anche, e di più, al Nord), del teorema omertoso, sentito più volte nei tg degli ultimi giorni: “Saviano è un buffone, è sempre sui giornali, ha fatto i soldi sulla pelle degli altri, non rappresenta nessuno.”

Un sasso tanto più potente perchè l’affondo è fatto a Napoli e la ritrattazione a Saint Vincent.
Se "Saviano è uno di noi", come perfino gli ultras scrivono allo stadio, allora possiamo solo condividere l’invito caloroso e aperto, profondamente segnato da coscienza civile e impegno, nonostante la patina di rassegnazione, di Antonio Moresco.

Perchè Saviano non è un simbolo, nè il simbolo: davanti a questa pochezza morale, intellettuale e politica, Saviano è molto di più.


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