Dal carcere minorile di Bologna
sguardi su nove anni di laboratori e spettacoli presso l'Istituto Penale Minorile di Bologna
mostra fotografica di Marco Caselli e Alessandro Zanini
dal 2 al 18 maggio 2007 - Quadriportico della Biblioteca dell'Archiginnasio - Piazza Galvani, 1 Bologna
Il lavoro teatrale realizzato in nove anni al Pratello è stato colto dall’occhio di due fotografi completamente diversi: Marco Caselli, fotografo teatrale con trent’anni di esperienza, che ha fotografato artisti quali Claudio Abbado e Marco Paolini, e Alessandro Zanini, che ha partecipato a diversi progetti di cooperazione internazionale in Africa, è autore e direttore della fotografia di diversi documentari e video e attualmente responsabile del Settore Documentazione dell’Istituzione Gian Franco Minguzzi.
Marco Caselli ha fotografato dal 1999 tutti i nove spettacoli realizzati dal regista Paolo Billi all’interno dell’Istituto Penale Minorile di Bologna, con particolare attenzione alla fisicità dei giovani attori e agli spazi scenici realizzati, dal primo spettacolo itinerante nel “ventre” del Pratello, agli allestimenti in teatro e a quelli successivi nella chiesa. Alessandro Zanini, invece, ha seguito le prove e i diversi laboratori di scenotecnica, attrezzeria, costumi che concorrono alla costruzione dello spettacolo; ha fotografato il lavoro quotidiano, i sorrisi delle soluzioni improvvise, i segni della fatica, i sonni improvvisi.
Caselli fotografa a colori, Zanini in bianco e nero: così si snoda e si intreccia il doppio percorso della mostra attraverso le foto più belle scelte dagli autori, con la cura di Valentina Fulginiti, la giovane drammaturga e responsabile dei Laboratori di Scrittura del Teatro del Pratello.
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3 Commenti:
Vi segnalo questa mostra fotografica curata da Valentina Fulginiti (qualcuno dei bolognesi di lettere la conosce già); io non farò in tempo a vederla temo, ma magari qualcun altro (ma c’è ancora qualcuno di noi a Bologna?) riesce a farlo.
Mi spiace non riuscire ad andarci (e mi commuovo a leggere così tante volte : "Pratello"!). Al carcere vidi un paio d'anni fa un bel Giuletta e Romeo e fui impressionato proprio dalla fisicità degli attori e dalla scenografia ; una delle ragazze che aveva partecipato alla formazione mi spiegò quanto era stato difficile, anche in quanto donne, rompere certe barriere coi ragazzi ma anche quanta soddisfazione. Uno degli attori era un ex-detenuto albanese, che tornava entusiasta a partecipare al progetto: un bellissimo esempio di recupero.
Idea geniale...Questo mi sembra il migliore modo per recuperare tante persone che hanno commesso degli sbagli ma ai quali tocca dare la possibilità di sentirsi parte integrante di una comunità!
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