Lysistrata! (Frauenpower)
Atene, 411 a.C. Infuria la guerra del Peloponneso, e in un affollato anfiteatro della capitale va in scena l’ultima fatica di Ralf König, Lysistrata, liberamente tratta dall’omonima commedia di Aristofane. Bisbigli dalla platea, marito e moglie commentano ad alta voce la vicenda: per convincere gli uomini a porre fine al conflitto che da trent’anni insanguina la Grecia, le donne ateniesi, capeggiate dalla coraggiosa Lysistrata, decidono di occupare l’Acropoli, imponendo a mariti e amanti un ferreo sciopero sessuale fino a che non verrà stipulata la pace. A nulla valgono le preghiere e le minacce dei prodi combattenti ellenici: le donne restano asserragliate nella cittadella e le conseguenze dell’astinenza cominciano ben presto a farsi sentire sul campo di battaglia. Fin qui Aristofane – ma ecco che nella riscrittura di König entra in scena un insospettato personaggio, Hepatitos (“un nome parlante, vuol dire infiammazione al fegato”), assiduo frequentatore del club-gay “Adonis”. Travestito da sessuologo, Hepatitos convince i soldati ateniesi che per sconfiggere gli spartani in battaglia la soddisfazione erotica è imprescindibile, e che “se non può avvenire con le donne… allora sia con gli uomini”. Naturalmente, non c’è bisogno di dirlo, l’operazione militare denominata “Zwangshomosexualität” (“omosessualità coatta”, o qualcosa del genere) non ha “assolutamente nulla a che fare con l’essere gay” – altrimenti sarebbe impossibile convincere i maschissimi soldati ateniesi a prestarsi alla cosa, per lo meno prima che siano loro stessi, piano piano, a prenderci gusto al punto che le donne greche, una volta sospesa l’occupazione dell’Acropoli, faticheranno non poco a riappropriarsi dei legittimi consorti e dei relativi letti coniugali. Ma la pace è finalmente arrivata, sebbene diversamente da come aveva previsto Lysistrata, e Ralf König si diverte a dipingere questo mondo senza conflitti che potrebbe durare in eterno, se solo le donne si decidessero a diventare lesbiche pure loro e a restarsene una buona volta sull’Acropoli. La storia gioca con tutti i cliché della sottocultura gay, tra ribaltamenti di prospettiva in cui sono gli eterosessuali a nascondersi (il marito alla moglie: “ma non capisci proprio niente allora! Gli etero sono gli eterosessuali, come me e te!” “Sì, caro, va bene… ma non urlare così, devono proprio saperlo tutti?!”) e a giustificarsi (“Ma sì, anche noi qualche volta facciamo sesso come si deve… tutto sommato abbiamo popolato il mondo...”), e allusioni alle tragedie classiche (alla fine anche Edipo rimpiazza la madre con un travestito e supera finalmente il complesso nei confronti del padre).
Partita in fretta e furia avevo dimenticato a casa la mia solita pila di Topolini, così è stato proprio per un caso che mi sono comprata il fumetto di König a una bancarella (una parodia non proprio in stile disneyano, come avrei dovuto intuire dalla copertina), scoprendo solo dopo che in realtà l’autore è già piuttosto noto e tradotto anche in Italia, grazie soprattutto al Premio Internazionale del Fumetto che gli è stato assegnato a Lucca nel 2005. In Germania Ralf König è stato un attivista dei movimenti per l’emancipazione degli omosessuali e per la lotta all’AIDS, pubblicando strisce e graphic novel che lo hanno reso ben presto famoso anche al di fuori della nicchia dei lettori di schwul-comics, con traduzioni in numerose lingue – tanto che quando a metà degli anni novanta l’Ente Bavarese per la Gioventù ha proposto la messa all’indice del fumetto Bullenklöten ("Palle di toro"), la richiesta è stata immediatamente respinta dall’ispettorato federale. Lysistrata esce in Germania nell’ ’87 e nel 2002 il regista spagnolo Francesc Bellmunt ne ha tratto un film con Maribel Verdú e Juan Luis Galiardo (ancora non sono arrivati in Italia né l’uno né l’altro pare, né il fumetto né il film cioè), nel frattempo comunque sono già una decina i fumetti di König tradotti in italiano. Also, viel Spaß.
Daria
Etichette: Resaca
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