20 dicembre 2007

Il secondo grado della fobia (da 2666)

«Ci sono cose più strane della sacrofobia, disse Elvira Campos, soprattutto se prendiamo in conto che siamo in Messico e che qui la religione è stata sempre un problema, di fatto, io direi che tutti i messicani, in fondo, soffrono di sacrofobia. Pensa, per esempio, alla paura classica, la gefirofobia. È una cosa di cui soffrono molte persone. Che cos’è la gefirofobia?, disse Juan de Dios Martínez. È la paura di attraversare ponti. È vero, io conobbi un tipo, in realtà era un bambino, che sempre quando attraversava un ponte temeva che crollasse, così lo attraversava correndo, la qual cosa risultava molto più pericolosa. È un classico, disse Elvira Campos. Altro classico: la claustrofobia. Paura degli spazi chiusi. E un altro ancora: l’agorafobia. Paura degli spazi aperti. Quelle le conosco, disse Juan de Dios Martínez. Un altro classico: la necrofobia. Paura dei morti, disse Juan de Dios Martínez, ho conosciuto gente così. Se sei poliziotto risulta una zavorra. C’è anche l’ematofobia, paura del sangue. Molto vero, disse Juan de Dios Martínez. E la peccatofobia, paura di commettere peccati. Però poi ci sono altre paure che sono più strane. Per esempio, la clinofobia. Sai cos’è? Non ne ho idea, disse Juan de Dios Martínez. Paura dei letti. Qualcuno può mai aver paura o avversione a un letto? Be’ sì, c’è gente che sì. Però questo si può attenuare dormendo per terra e non entrando mai in un dormitorio. E poi c’è la tricofobia, che è la paura dei capelli. Un po’ più complicato, vero? Complicatissimo. Ci sono casi di tricofobia che finiscono in suicidio. Ed esiste anche la verbofobia, che è la paura delle parole. In questo caso la cosa migliore è rimanersene zitti, disse Juan de Dios Martínez. È un po’ più complicato di così, perché le parole stanno da tutte le parti, anche nel silenzio, che non è mai un silenzio totale, vero? [...] O la ginefobia, che è la paura delle donne e di cui soffrono, ovviamente, solo gli uomini. Diffusissima in Messico, anche se mascherata con le vesti più svariate. Non è un po’ esagerato? Nemmeno un briciolo: quasi tutti i messicani hanno paura delle donne. Non saprei che dirle, disse Juan de Dios Martínez. [...] Alcuni messicani soffrono di ginefobia, disse Juan de Dios Martínez, però non tutti, non sia allarmista. [...] E un’altra fobia, questa in aumento, è la tropofobia, che è la paura di cambiare situazione o luogo. Che si può aggravare se la tropofobia diventa agyrofobia, che è la paura delle strade o di attraversare una strada. [...] Una paura molto diffusa è la decidofobia, che è la paura di prendere decisioni. E una paura che inizia da poco a diffondersi è l'antropofobia, che è la paura della gente. [...] Però le peggiori fobie, a mio avviso, sono la pantofobia, cue è aver paura di tutto, e la fobofobia, che è la paura delle proprie paure. Se lei dovesse soffrire di una delle due, quale sceglierebbe? La fobofobia, disse Juan de Dios Martínez. Ha i suoi inconvenienti, ci pensi bene, disse la direttrice. Tra aver paura di tutto e aver paura della mia stessa paura, scelgo quest’ultima, non si dimentichi che io sono un poliziotto e se avessi paura di tutto non potrei lavorare. Però se ha paura delle sue paure la sua vita si può convertire in una osservazione costante della paura, e se queste si attivano, ciò che si produce è un sistema che alimenta se stesso, un cerchio della morte dal quale risulterebbe difficile scappare, disse la direttrice.»


da Roberto Bolaño, 2666, Madrid, Anagrama 2004, pp. 477-9.

(“traduzione” mia, mi scuso, Eugenio)

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1 Commenti:

Alle 12/20/2007 10:52:00 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

bravo eugè, questa è presa dalla parte dei crimini? peccato dover aspettare un altro anno per leggerla in italiano... vabbè, tenterò di usare queste vacanze per imparare lo spagnolo e leggermi la seconda parte del libro...

 

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