03 marzo 2008

Nepal, anno zero

da fuoriluogo

Una giornata fresca, ma il gran caldo sta arrivando nel Terai. Sorseggio un té nel suo bar e Amar, giovane maoista di belle speranze, mi racconta che il Nepal si trova nell'anno zero della sua storia. Il 10 aprile tutto può accadere, "possiamo salire molto in alto, ma possiamo anche cadere davvero in basso".

Dopo 200 anni di monarchia e dieci anni di guerra civile, il prossimo 10 aprile il popolo nepalese eleggerà i membri dell'Assemblea Costituente (CA) che dovranno di fatto riscrivere la storia del paese. Negli ultimi mesi, però, il Nepal, e in particolare le pianure (Terai), sono diventate teatro di profondi scontri tra diversi gruppi entici (Madesi, Tharu) e il governo nepalese.

Circa 20 gruppi armati si nascondono tra le città e nelle campagne del Terai. Tre diversi partiti politici si sono uniti nel Fronte Unito Democratico Madese (UMDF) mentre tre diversi movimenti locali sono capeggiati dal Fronte per la Liberazione dei Tharu. Il Nepal, nazione dalle 59 caste e gruppi etnici, crocevia dei popoli mongoli e indo-europei, rischia oggi di implodere schiacciato dal proliferare di vecchi e nuovi discorsi etnici. Per i più pessimisti, potrebbe diventare la "Yugoslavia del Sud Asia". Quindici giorni di blocco totale del traffico stradale e di ogni attività produttiva proclamato dall'UMDF e il paese era in ginocchio. Kathmandu non soffriva così per la mancanza di benzina, gas e cibo nemmeno durante gli anni peggiori della guerra civile. Nelle pianure, invece, a soffrire sono stati i settori piú poveri della popolazione. I senza terra, senza nemmeno lavoro, raccontavano "Quelli che bloccano le strade hanno scorte di riso per almeno un anno, ma noi come facciamo?"

Dopo lunghe e febbrili trattative la sera del 28 febbraio è arrivato l'annuncio dell'accordo tra UMDF e governo che dovrebbe consentire al paese di arrivare alle elezioni. Tutte le richieste dell'UMDF sono state di fatto accettate in cambio dell'immediata cessazione degli episodi di violenza e del blocco totale di strade e attività commerciali nel Terai. In particolare, il testo firmato dalle due parti riconosce il diritto dei Madesi e di altre etnie nepalesi di formare uno stato autonomo all'interno della nascitura Repubblica Federale Nepalese.

Nonostante il presunto lieto fine, però, il governo centrale e l'allenza degli 8 partiti hanno messo in evidenza in queste trattative la loro debolezza e indecisione, schiacciati da interessi interni contrastanti e da una comunità internazionale che vuole "le elezioni ad ogni costo".

Dall'altro lato, invece, il movimento Madese e, subito dietro, quello dei Tharu, hanno mostrato la loro capacità di controllare con la forza un territorio strategicamente fondamentale come il Terai. In più, hanno aperto nuovi spazi di violenza intra-comunitaria basata su discorsi etnici che si credevano chiusi dopo la firma degli accordi di pace. In realtà, questi ultimi mesi di lotte hanno destabilizzato i già precari equilibri politici delle aree rurali.

Non a caso, mentre in alto, i partiti dell'alleanza sono concordi nel definire il 10 aprile un "appuntamento imprescidibile e cruciale", in basso, tra la gente che dei salotti di Kathmandu non sa molto, si mormora che "se continueranno così un colpo di stato non sembra molto lontano". Maoisti, esercito e re, sono tutti credibili attori per una svolta autoritaria nel paese.

In questo caos apparente, critiche all'ONU arrivano da ogni lato. Secondo "Sam", avvocato per i diritti umani e vicino ai partiti di governo, "invece di costruire la pace, sono venuti qui per dividerci". Secondo un leader del Fronte per la Liberazione dei Tharu, "l'ONU è semplicemente una marionetta degli USA". Nelle ultime settimane, infatti, anche alcuni veicoli della Missione Onu in Nepal (UNMIN) sono diventati bersaglio delle giornaliere scene di violenza urbana (rapporto sicurezza OCHA).

Più le elezioni si avvicinano, più la tensione sembra aumentare. Ad oggi, è impossibile prevedere ciò che accadrà. Certamente, però, l'anno zero del Nepal è già iniziato e tutto fa credere che sarà un anno molto lungo.

Rocco


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