Il fatto del giorno (dopo)
E allora inevitabilmente sono condizionato dall'idea che le iniziative pubbliche sono sempre positive, ma si portano dietro, nel loro dare rilevanza mediatica al lavoro che con costanza si porta avanti quotidianamente, il riflesso che inevitabilmente avranno nella trasposizione dei mezzi d'informazione. Vale a dire che, per quanto magari i bravi giornalisti a questi temi ci siano legati, si finisce senza scampo nella logica del fatto del giorno, per cui magari le cose colpiscono, ma perdono il loro effetto con enorme rapidità, sino alla ricorrenza dell'anno dopo (tempo fa in un'intervista di Fazio a Marco Paolini l'attore affermò che «l'indignazione per noi italiani è come l'orgasmo: dura tre secondi e dopo ci viene anche sonno»). In effetti è come se un caro amico ti chiamasse solo per il tuo compleanno dimenticandosi della tua esistenza per i successivi 364 giorni (per questo poi a me non piacciono "ricorrenze" e "celebrazioni").
Poi tra l'altro mi prende a male – ed è soprattutto per questo che mi fermo a scrivere queste righe – che il lavoro di tassonomia che sono costretto a fare nell'ambito della mia rassegna mi porti a "cacciar dentro" (come si dice a Bologna) la sezione Pari opportunità tutti gli articoli che riguardano la questione donne. La divisione in sezioni, per quanto flessibili, comporta il dover giocare con delle strutture, comode o scomode che siano a seconda dei punti di vista. Per quanto riguarda il caso specifico del mio lavoro, beh, spesso mi permetto delle forzature, ma quando leggo il titolo di quella sezione – che prima o poi cambierò – penso a una specie protetta. Protetta da chi? Da maschi, chiaramente. E da loro parimenti pubblicizzata. Poi penso alle "quote rose" e ad altri vecchi discorsi, m'incazzo e non mi accontento di concludere che senza queste "concessioni maschili" sarebbe peggio. E ringrazio le "scalmanate" che ieri hanno cacciato via la banda Pollastrini-Turco-Melandri-Mussolini-Prestigiacomo.
E poi, insomma, alla fine una conclusione non c'è (come la si potrebbe pretendere d'altronde), se non nell'affermazione che si vorrebbe un'informazione diversa – e che poi nel nostro piccolo si cerca di farla, cambiando i canali, inventando gli spazi e magari mettendo in connessione i circuiti non ufficiali. Forse per questo, al di là delle motivazioni che ho usato prima come scusanti, questo post l'ho scritto oggi.
Vittorio Martone
Etichette: Straßenbahn
4 Commenti:
Permettetemi di essere divertita al pensiero che si parli di maltrattamenti alle donne (anche mediatici perchè messe in luce a singhiozzo)immediatamente dopo aver parlato di calcio...che in fondo in fondo è uno dei maltrattamenti maschili di cui ci lamentiamo di più dai tempi di rita pavone. Direi che sono d'accordo con ciò che leggo qua ma,ahinoi, lo stesso discorso si potrebbe fare per mille altre questioni e mille altri anniversari. Vi dò un suggerimento: il prossimo anniversario sull'agenda setting è il 1 dicembre. Vediamo se su questa piattaforma nuova di zecca riuscite a fare informazione diversa.
Io sono fiduciosa
G
PS a proposito di altri impegni del week end passato per caso qualcuno di voi ha lasciato una sciarpa grigia al mio "battesimo"?
Già, Aids: sono già pronto all'ennesima abbuffata... Per quanto riguarda la sfida, accetto volentieri (poi magari per troppa imprudenza prometto cose che non riuscirò a mantenere, e nel caso ho già pronte le solite scuse).
In merito alla sciarpa, invece, è dell'ottimo barbaro Marione. Cercheremo di recuperarla al più presto. Ma invece, cara G., che ne pensi della piattaforma nuova di zecca?
Sono tornata in treno a Bologna di pomeriggio: salgo ad Arezzo, impippiata di forze dell’ordine perché da qualche settimana l’Italia centrale va in malora, lo sapete. Quattro controllori con al braccio la fascia “forze anti-evasione” sono incaricati di verificare – dopo che si è comprato il biglietto, lo si è obliterato, è passato il controllore nel vagone ecc – che lo abbiate fatto veramente, chiedono di vedere un’altra volta i biglietti alla discesa dal treno. Bloccano i passeggeri in arrivo col regionale da Spoleto, uno ferma una ragazza nera, prende il biglietto, evidentemente secondo lei ci mette troppo dato che al momento di riprenderlo glielo strappa di mano e mormora “Scemo”. “Stronza”, fa lui prontissimo. “Imbecille!” gli urla lei per le scale. “Cretina!” poi ci pensa un attimo: “E troia!” Col che chiude inequivocabilmente il dibattito. Al di là della maleducazione in aumento, che un rappresentante dell’ordine potrebbe avere un po’ di dignità, che quando gli chiedo se passa l’Intercity risponde male pure a me ecc, mi ha comunque stordito il salto semantico da stupida a puttana, e scelto apposta per tapparle la bocca. Funziona benissimo. Semplicemente perché a questa parolina una controffesa di pari grado non ce l’abbiamo – anche il “puttaniere” ringhiato dalla ragazza con evidente ritardo non arriva al destinatario, e comunque non è uguale. Salgo in treno appena in tempo per vedere l’epilogo: il nostro eroe racconta la sua prodezza a una collega, e questa gli sorride.
Beh dopo il tragicamente reale racconto di Daria mi sembra poco sensato e fuoriluogo dire le mie impressioni sulla piattaforma nuova di zecca.
Next time maybe
G
PS la sciarpa barbarica è stata restituita al prode Castaldo. Dite al barbaro di rivolgersi a lui...e che, magari, per essere certo di riprendersela dovrebbe rubare qualche mossa a G. Mosconi
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