Sassate
Da poco rientrato a Roma dopo due mesi di vacanza in Irlanda, mi trovo a ripensare alle impressioni che mi ha lasciato Belfast, l’ultima città visitata nel corso di questo mio viaggio nella verde Eire. Entrando nella capitale dell’Irlanda del Nord(1) avevo la convinzione di mettere piede in una città in cui, a distanza di otto anni dalla firma degli accordi tra repubblicani e unionisti, il processo di pacificazione fosse oramai completato. E fondamentalmente è proprio questa l’idea che il centro di Belfast, anche con un eccesso di prodigalità, cerca di comunicare ai propri visitatori. Per mettermi quindi in condizione di meglio capire questa città e il suo recente passato decido, assieme all’altro tabardiano Paolo Cova, di avviarmi verso lo storico quartiere cattolico e proletario di West Belfast. L’idea di fondo era che nei famosi murales che decorano quest’area avremmo trovato delle significative testimonianze di una realtà di segregazione, violenze e scontri ormai relegata al passato.
La visione della Divis Tower – l’enorme grattacielo sopravvissuto alla demolizione dell’orribile e disumano complesso abitativo noto con il nome di Divis Flats(2) – sembrava in qualche modo rispondere ai presupposti di questa “escursione”. Inoltre è proprio a partire da questo punto che si cominciano a incontrare i primi murales e le prime targhe commemorative delle vittime della violenza della polizia e dei corpi speciali inglesi. Addentrandomi più profondamente all’interno del quartiere che si sviluppa ai lati di Falls Road ho poi avuto la possibilità di entrare in contatto ancora più serrato con la storia di West Belfast. La realtà che si palesa qui è infatti costituita da case, scuole e addirittura da alcuni pub recintati, con le finestre protette da reti e le porte blindate da saracinesche. Inizialmente mi è sembrato che questi elementi fossero però semplici vestigia, testimonianze di una situazione ormai lontana dall’attualità. Ma quest’impressione sbagliata è stata prontamente smentita dall’osservazione diretta dei comportamenti delle persone all’interno del quartiere.
Nel contesto di questa esperienza non sono però mancati momenti di grande serenità. La visita all’interno del quartiere cattolico è stata infatti accompagnata da continue manifestazioni di affetto da parte degli abitanti del posto, evidentemente affratellati a noi dal constatare il nostro interesse per la loro storia recente (interesse palesato anche dalla mole di fotografie scattate ai murales). Sorrisi, urla di gioia, saluti e gesti di approvazione talvolta lanciati anche dall’altra parte della strada, inni alla rivoluzione e quant’altro costituivano le reazioni più comuni, da parte di persone di ogni età, al nostro semplice passaggio. Questa sensazione di serenità è stata presto azzerata dalla scoperta delle cosiddette peace line, le no man’s land tra i quartieri cattolici e quelli protestanti (attualmente ancora separati da mura) sovrastate e controllate da imponenti caserme militari.
Naturale conclusione di questa esperienza a West Belfast sarebbe stata una visita anche al quartiere protestante. Il proposito comune, purtroppo, si è rapidamente rivelato irrealizzabile. Infatti, attraversando la no man’s land (uno stradone, chiuso tra le mura della caserma e quelle che delimitano i due quartieri, su cui le auto sfrecciano rapidamente e sul quale non esiste traffico pedonale) siamo stati fermati dal conducente di un auto. L’uomo, dopo aver bloccato la macchina in mezzo alla strada, ha cominciato ad avvertirci, in maniera molto concitata e con un terribile accento irlandese, della presenza di un gruppo di ragazzi (probabilmente di 13-14 anni) armati di pietre e bastoni che ci aspettava all’uscita della curva che stavamo percorrendo. La sassaiola, che temo avrebbe potuto essere un po’ più seria di una scaramuccia alla Pergaud, sarebbe stata motivata dal semplice fatto che in quel momento provenivamo dal quartiere cattolico. Resa edotta delle condizioni ambientali avverse, la delegazione tabardiana ha dunque prontamente deciso di rientrare nel ben più ospitale quartiere cattolico, evitandosi così per poco e per puro caso di riportare da Belfast qualcosa in più di una semplice impressione di conflitto latente.
(1) Sia per una questione di rispetto nei confronti dei repubblicani irlandesi che a causa delle mie personali convinzioni politiche, preferisco in genere riferirmi a questa regione usando il nome Ulster.
(2) A tal proposito, una piccola curiosità. La demolizione del Divis Flats ed il conseguente rinnovo urbanistico del quartiere, comprendente la costruzione di abitazioni modello più confortevoli degli spaventosi “casermoni”, rientrò nell’ambito del processo di pacificazione come simbolo di ammenda del governo nei confronti della popolazione cattolica di West Belfast. Secondo molti
(4) Nel 1981 Bobby Sands, comandante in capo dell’IRA rinchiuso nell’H-Blocks della terribile prigione di Long Kesh a Belfast, inizia uno sciopero della fame al fine di ottenere per sé e per gli altri detenuti repubblicani lo statuto di prigionieri politici (che era stato loro sottratto dal governo britannico). I compagni di detenzione lo seguono a intervalli regolari di una settimana, secondo una strategia messa a punto dallo stesso Sands per aumentare l’impatto mediatico della protesta. Dopo mesi di sciopero Sands e altri nove suoi compagni dell’IRA e dell’INLA (Irish National Liberation Army) muoiono d’inedia.
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5 Commenti:
Il racconto di Vittorio è veramente toccante, tanto che mi chiedo se non sarebbe il caso di inaugurare una sezione di Tabard dedicata alle esperienze di viaggio (con Gegio che tra un po' andrà in Cina e Lorenzo che potrebbe tornare in Africa, possiamo contare su una base rivoluzionaria in ogni continente… qualcuno si candida come inviato in Australia?).
Vado totalmente OFF TOPIC, scusate, ma date un'occhiata ai commenti al post del blog di Beppe Grillo per la Fallaci:
http://www.beppegrillo.it/2006/09/addio_oriana.html#comments
Sono allibito.
"Morta Oriana Fallaci. I funerali si terranno in forma strettamente xenofoba." D. Luttazzi
è stato toccante ciò che hai scritto di vittorio
Grazie anonimo. Non credevo che a distanza di così tanto tempo questo post fosse ancora letto.
bellissimo post
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