Allam (non) è grande
Su questa riflessione sembra incardinarsi una recente riflessione di Furio Colombo sulla conversione pasquale, con tanto di battesimo e cresima, di Magdi Allam, oggi Magdi Cristiano Allam. È un’analisi fondata in realtà sulla disamina di un altro fenomeno, che Colombo ritiene, forse giustamente, ben più pregnante: la condotta politica della Chiesa durante il papato di Joseph Ratzinger.
Secondo Colombo, il Vaticano si sarebbe progressivamente orientato, in modo sempre più aperto, contro l’ebraismo e contro l’Islam. Prova ne sarebbero, quanto all’anti-giudaismo, la rinuncia al suo posto del patriarca latino di Gerusalemme, M. Sabbah, un palestinese “logicamente filo-palestinese” (benedetta tautologia!), che tra le altre cose avrebbe addirittura dichiarato, nel discorso d’addio: “Il Medio Oriente ha bisogno di uomini di pace. Israele non ne ha. Da Israele non può venire la pace”; la non-menzione di Israele (sostituito da una più blanda e multilaterale definizione di “Terrasanta”) tra i posti del mondo che hanno un forte bisogno di pacificazione, nella preghiera pasquale, e – aggiungiamo, per non venir meno al nostro dovere di catechismo delle masse... – la riformulazione della preghiera per gli Ebrei del Venerdì santo, di cui si può leggere il riassunto wikipediano qui.
Tutto questo livore antiebraico si unirebbe poi alla conversione dell’intellettuale islamico moderato, che sarebbe rivolta invece contro l’Islam, nel tentativo di disgregare la Umma, mettendola in contraddizione con se stessa.
Un assalto senza precedenti alla fede altrui, non c’è che dire...
Vorrei discostarmi da questa teoria, che non etichetto affatto di “laicismo”, come fanno i corsivisti del Riformista e dell’Avvenire, e non soltanto per mancanza di affinità elettive con questi signori. Mi sembra solo una teoria iperbolica – non visionaria, allucinata, o, chissà, perversa.
Iperbolica.
Benedetto XVI, è vero, ha calpestato in vario modo l’ecumenismo del papa suo predecessore, ma non sta complottando contro le altre fedi monoteiste e i loro credenti. I fatti riportati – il discorso d’addio, dovuto all’abbandono della carica per raggiunti limiti di età, di un vescovo, seppure vescovo di Gerusalemme; le definizioni utilizzate in due preghiere, al posto di altre comunque non dissimili, o diverse, ma per alcune sfumature molto deboli; la conversione, per quanto simbolica, di una persona – non mi sembrano cosa da novello crociato.
Ben più rilevante, in tutta questa storia, mi sembra ciò che Magdi Allam ha scritto e continuerà a scrivere, sul Corriere della Sera e nei suoi libri. Come affermato ad esempio con chiarezza lapidaria da Rita Guma, appartenente alla onlus “Osservatorio sulla legalità”, la conversione di Magdi Allam è anche un cambio definitivo di campo, una chiarificazione sulle sue posizioni in merito alle guerre americane in Medio Oriente, sul terrorismo e sul ruolo della religione islamica in questo nostro scenario economico e politico. Magdi Allam non è, o non è soltanto, un musulmano che si è ribellato contro le ristrettezze religiose e ideologiche dalle quali è uscito, approdando in Italia; è anche un commentatore politico e culturale dichiaratamente filo-americano (nel senso deleterio di questa ormai deleteria definizione), che, da specialista del mondo arabo, ha indotto la semplificazione sul mondo islamico ai suoi lettori invece di favorirne una conoscenza articolata.
Dico, se n’è accorta pure Afef.
Magdi Allam mi ha ricordato le ultime posizioni, altrettanto radicali e anti-musulmane, ma soprattutto anti-intelligenti, di Salman Rushdie, il quale ha recentemente riscritto un suo famoso articolo (“Mia cara piccola seimiliardesima persona vivente”). A suo tempo, Rushdie, pur forte di una critica illuminista a tutte le religioni, negava importanza allo scontro di civiltà; oggi si è spostato su posizioni più marcatamente huntingtoniane – per non dire neocon, quando definisce “fascista” tutto il mondo islamico, senza distinzioni di sorta.
Allam e Rushdie sono stati e sono due perseguitati in nome della religione, questo non lo si vuole negare. Ma è appunto qualcosa che è fatto strumentalmente “in nome di”, non che promana dall’essenza di questi culti.
Non voglio insomma fare anche qui della polemichetta sulla strumentalità del gesto di Magdi Cristiano Allam e delle sue circostanze. Credo che per la persona Magdi Allam questo abbia significato molto e voglio rispettare la sua scelta.
Molto importante mi sembra, allo stesso tempo, accordare cittadinanza, ora e in futuro, alle molteplici facce della religione islamica che non si presentano, né mai si presenteranno, con il coltello tra i denti; ricordare che l’etichetta dell’altro come “nazifascista” è servile soltanto a un certo tipo di propaganda guerrafondaia, innestata ancora, a sessant’anni di distanza, sui ricordi della seconda guerra mondiale; pensare a costruire ponti tra le parti in causa, non deridere i pontieri o, peggio, cambiare parte affermando più o meno convintamente la superiorità della nuova scelta.
E cristallizzando l’esperienza del passato nello stereotipo.
Lorenzo M.
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4 Commenti:
son abbastanza d'accordo nello spostamento d'attenzione sulle posizioni politiche del convertito Allam, nondimeno queste si incastrano perfettamente con uno dei propositi religiosi, oserei dire "teologici" se sapessi bene che vuol dire, e quindi politici, del papato attuale, ovvero la "conversione" come diffusione della Verità, sia a "discapito" delle altre religioni che dei laici.
insomma sto papa è ideologico e politico come pochi, e di qui la sua prossimità ad i neoconservatorismi che hanno come slogan "la luce e la croce" in cui si vuole riciclare il cattolicesimo nell'unica religione accettabile nella modernità, antiilluminista ma illuminata non sola da Dio (fede) ma ovviamente anche dalla "ragione", di cui però si propone una versione strumentale e non sostantiva (per quello ci sta la fede)
dimenticavo, complimenti per il titolo!
benedetto ragazzo, le eufoniche, le eufoniche...
Ogni tanto venire qui è un sospiro di sollievo, lucidità mentale, argomentazione logica fondata e non pregiudiziale.
La mia ammirazione a Lorenzo M., chiunque tu sia.
A mo' di postilla ad un'ottima riflessione, metterei in discussione il fatto che Magdi Allam sia stato un "perseguitato per motivi di fede". Già la "fatwa" di Khomeini ai danni di Salman Rushdie ebbe un eco assai più rilevante in Occidente che nel mondo musulmano; il dott. Allam arrivò a rivendicare una scorta per sé, in seguito a non meglio precisate "minacce" da parte di Hamas. Organizzazione che, è facile notarlo, se avesse le energie per perseguitare i suoi nemici politici, ne avrebbe di ben più vicini e minacciosi del vicedirettore del Corriere. A tuttora, in seguito alla sua conversione, il dott. Allam protesta una specie di persecuzione culturale che nessuno ha concretamente perseguito. Facciamo attenzione, dunque, a non accreditare troppo facilmente quelli che sono dubbi suggerimenti.
Pace, e buon lavoro.
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